domenica 16 dicembre 2012

Sara: il QUI e ORA

Oggi, su richiesta di un amico, sono andata nuovamente a "spulciare" nei file del mio computer per vedere se il mio passato mi proponeva altri spunti di riflessione interessanti...e in effetti qualcosa ho trovato.
E' l'inizio di una storia che volevo scrivere, che magari proseguirò o forse è già completa così...vedremo. Parla di vivere il qui e ora, del sentire, del vivere appieno ogni piccola o grande cosa che la vita ci dona, senza perdere il gusto di assaporare le cose perchè troppo occupati a PREoccuparci di altro...

 ed ecco qui Sara (che era il mio nome preferito da bambina...e significa Principessa!):

 "Le giornate si stavano facendo sempre più lunghe, era bello uscire dal lavoro e camminare per i viali alberati, il vento sul viso ed il profumo inebriante dei freschi fiori primaverili. Tutto era avvolto nella morbida luce del tardo pomeriggio mentre Sara camminava con passo svelto e leggero verso casa. Era stata una piacevole giornata al lavoro, scivolata via liscia senza lasciare traccia, come tante altre. La monotonia della vita quotidiana però era spezzata dalla luce solare che entrava nel suo ufficio dall’unica finestra e si riversava come un fiume di vita sulla sua scrivania in legno scuro.

Mentre rincasava tanti pensieri affollavano la sua mente…quel problema di lavoro che sembrava non voler trovare una soluzione, una relazione sull'orlo del precipizio, cosa avrebbe regalato a Monica che compiva gli anni di lì a pochi giorni e come far capire a Marco che non le interessava uscire con lui e di smetterla di chiamarla.
 

Non riuscendo a dare una risposta a quel sovraffollamento di pensieri decise di risolvere il problema non pensandoci: li avrebbe affrontati tutti, uno alla volta, quando si fossero presentati.

Tra un pensiero e l’altro, senza neanche rendersene conto, era già davanti al portone di casa con le chiavi in mano, pronta a salire. Si guardò la mano che stava per infilare la chiave nella serratura del portone, poi l’orologio e subito ritrasse la mano di scatto come se qualcosa l’avesse morsa. Infilò subito la chiave nella borsetta, chiuse la cerniera e decise che la giornata non era ancora finita: era un pomeriggio troppo bello per chiudersi in casa!

Camminò per una buona mezz’ora senza meta per le strade della sua città, a passo lento e rilassato ma con un buon ritmo, semplicemente godendo dei colori, suoni ed odori della primavera. Il vocio dei bambini al parco, il gorgheggiare dell’acqua della fontana e la fresca sensazione dei suoi spruzzi sulla pelle, il profumo della torrefazione all’angolo e subito dopo quello degli alberi in fiore del viale…ogni singola cosa assumeva un piacere nuovo per Sara che troppo spesso era tanto presa dalla piccolezza della sua vita per accorgersi dell’universo che la circondava. I rintocchi delle campane si rincorrevano nell’etere e Sara pensò che il loro suono era adatto a quella giornata che, chissà perché, aveva assunto per lei aria festosa…"

 

venerdì 14 dicembre 2012

Il Viaggio


In questi giorni ho messo mano al mio PC per dare ordine e organizzazione a files e cartelle e mi è saltato tra le mani una cosa che avevo scritto diverso tempo fà, ma che ora mi parla come se fosse attuale, come un messaggio che avevo lasciato a me stessa, col tempo dimenticato, e ora ritrovato nel momento in cui ne avevo bisogno...e lo condivido:


Di ritorno dal viaggio


Sono tornata, anche se non avrei voluto, stavo bene, tante novità, tanti stimoli, tanti amici ancora da scoprire e tanti amici ritrovati.

Ed ora? Si riparte da capo…tutto cambia, è ora di tirare le somme, guardarsi dentro, guardare fuori, guardarsi attorno per riprendere in mano le redini di un cavallo che si stava abituando ai verdi pascoli in tutta libertà. Ora a fatica si lascia sellare, riconosce il padrone ma l’occhio vispo tenta di sfuggirne il controllo. Qualche onda nervosa agita il sinuoso manto, la coda vorrebbe allontanare il cavaliere come farebbe con le fastidiose mosche che l’assillano. Si monta in groppa, prima di riprendere il ritmo del passo ci vuole qualche minuto, difficile tenere la strada segnata da chi è passato prima di te. Il cavallo appena vede una radura che si apre sui campi tenta d’ingannare il cavaliere e correre libero, assaggiare l’erba fresca ed inseguire le giumente.

Così si rientra negli schemi, nelle convenzioni, domandandosi se ciò che ci circonda abbia il senso ed il valore assoluto che tutti sembrano attribuirle. Qual è La Strada? Ma soprattutto, ne esiste una migliore delle altre? E cosa le conferisce lo status di “migliore”?

Si prendono in considerazione varie soluzioni, strade più o meno sicure, dal fine a volte incerto, fino a quando la vita, per qualche sua strana legge interna sconvolge i tuoi piani: quando ormai eri convinto di aver trovato la tua strada, ecco che ti piomba addosso un universo sconosciuto, ti si apre davanti un mondo che non avresti mai pensato esistesse ma che è evidente essere quello che stavi cercando o che ti stava inseguendo. Lì finalmente tutto prende senso, acquista significato; la criniera scompigliata ed annodata è ora liscia e pettinata e si distingue il colore di ogni singola ciocca di crine, lo stesso che prima presentava massa informe ed indomabile.

Quando si capisce che tutto ciò che si attraversa serve a creare ciò che si diventerà, nel bene e nel male, si guarda alla vita trascorsa come dall’alto di una montagna di cui si vede chiaramente il percorso di tutti i sentieri inerpicati che più volte hanno fatto smarrire la via. Lo sguardo è ampio, non più limitato al contingente, la luce del sole non è filtrata da alberi che ne fanno passare pochi raggi ma mostra i colori saporiti della natura. Non sono ancora arrivata, sono ben lontana dalla meta, tanto lontana che non riesco a scorgerla, so solo che ci arriverò se mi lascerò guidare dal fiume della vita senza forzare gli eventi.